Opere inedite
1971
Pitosforo Tabiria
per soprano, percussioni e nastro magnetico
1973
Terminus I
per pianoforte preparato
Terminus II
per pianoforte preparato
Terminus III
per pianoforte preparato
Cosmuniclef
per flauto, chitarra e percussioni
Aria antica dal XX secolo
per soprano, tenore, sintetizzatore e timpano
Notte
per chitarra elettrica e percussioni
1974
Calcolo
installazione di tubi e quattrocento biglie in movimento
Metempsicosi
per soprano, tre flauti dolci, ornitofoni
1975
Cantico dei Cantici
per gruppo vocale e nastro magnetico
Zitto padre, zitt’o fijo, ecco o lope che ce se pija
per gruppo vocale e nastro magnetico
1976
Omaggio a Pulcinella
teatro di musica napoletano
Serenata per una ballerina di legno
per un performer
Verso
per orchestra
Il libro celibe
per un esecutore (movimenti di fogli sonori e non)
Nel 1976 Giorgio Battistelli era poco più che un ragazzo agli inizi della sua carriera di compositore. Lo affascinavano l’alchimia, la psicologia e le macchine celibi di Marchel Duchamp. Ispirato al geniale avanguardista francese, al concetto di un’opera capace di vivere in piena autonomia, liberata dal vincolo matrimoniale con l’interprete, Battistelli inventa un libro che é partitura tridimensionale, che si rende performance nel semplice, connaturato gesto dello sfogliare. Questa azione, infatti, rende performative l’una dopo l’altra le pagine sonore del “libro celibe”, costruite dal compositore con carta, cartone, pelle, metallo, legno. Una partitura-libro che non necessita di esecuzione ma che puó diventarlo, che é già musica nella stessa materia di cui è fatta, racconto sonoro svincolato dall’appuntamento con la risonanza. Una partitura-opera d’arte creata da Battistelli con sguardo surreale e orecchio patafisico in quattro copie: due esemplari sono stati venduti a collezionisti europei, due sono rimasti all’autore. Perché “Il libro celibe” é tale in quanto opera visiva che muta in opera musicale, se stimolata dall’interprete. Manipolando, strappando, appallottolando, sfregando, grattando in infinite modalità di tocco, tutte minuziosamente previste nella partitura-racconto tracciata dall’autore, ecco che la lettura del libro diviene drammaturgia di suoni, racchiusa in questa silenziosa scatola sonora, evocata dalle mani in azione sulle pagine, che esaltano la specifica essenza di ciascuna, sino al gioco di prestigio dell’illusione finale: da quelle stesse dita la musica poi svanisce, sparisce sottile soffiata via poco a poco, per tornare al tutto muto dell’opera in quanto tale.
1977
Hommage
per dodici tamburi a frizione e nastro magnetico
2001
Trama
per un performer